22 Giugno, giorno 243: crux desperationis

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Reminiscenze dell’esame di Filologia, metrica e retorica prestate all’esame di Latino II: dicesi crux desperationis il segno a forma di croce usato dai filologi per segnalare un locus desperatus, ovvero il luogo in cui la lectio, cioè la parola, tramandata dai codici è palesemente corrotta e inaffidabile. Non riuscendo in alcun modo ad emendarla, cioè correggerla, il filologo abbandona quella parte, dichiarandola impossibile da sistemare. Senza ricorrere alla croce, cari filologi, la prossima volta fate una miniatura della mia faccia mentre studio la Pharsalia di Lucano.

28 Maggio, giorno 228: i vecchi detti non si smentiscono mai

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Mentre mi arrovello sui miei otto testi di latino cercando un motivo per farmeli piacere, inciampo su questa frase tratta dalla Phaedra di Seneca e mi convinco sempre più che passano i secoli, si avvicendano popoli e strutture politiche, ma i vizi degli uomini sono sempre gli stessi.

24 Aprile, giorno 192: letteratura in trentaduesimo

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Entrano nel palmo di una mano, come un segreto da custodire con gelosia. Nascondono un tesoro enorme in uno scrigno da miniatura. “Storie in trentaduesimo”, “Napoli in trentaduesimo” e “Visioni in trentaduesimo” sono tre collane edite da “Dante e Descartes” (storica libreria di Via Mezzocannone a Napoli) che raccolgono in un piccolo formato nomi straordinari e racconti immensi: un oceano racchiuso in una goccia.

Trovate tutti i titoli qui http://www.dantedescartes.com/index.php?p=p_51&sName=storie-in-trentaduesimo

10 Aprile, giorno 178: colori al tramonto

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Quando la luce del giorno si spegne

e l’oscurità fa scivolare il suo drappo di stelle…

Tienila stretta quando non riesco a viverlo

questo mondo imperfetto…

Tienimi per mano…

portami dove il tempo non esiste…

Tienila stretta nel difficile vivere.

Tienimi per mano…

nei giorni in cui mi sento disorientata…

cantami la canzone delle stelle dolce cantilena di voci respirate…

Tienimi la mano, e stringila forte

prima che l’insolente fato possa portarmi via da te…

Tienimi per mano e

non lasciarmi andare… mai…

(Herman Hesse)

10 Marzo, giorno 147: Castelli di rabbia

Sui social networks c’è questa mania incivile di copiare e incollare frasi tratte dai libri di autori più o meno in voga. E allora ti capita di fare qualche commento con domande plausibili del tipo “che ne pensi di questo libro?” e la risposta è sempre quella: non-so-non-l’ho-letto. Braccia autoscaraventatesi al suolo con violenza. Quel giorno mi ero trovata davanti una frase tratta da questo libro di Baricco (che in tutta onestà non mi ha mai entusiasmato) e allora invece di fare domande idiote, la risposta l’ho trovata nel modo più semplice a pensarci bene: leggendo. No, neppure questo scritto è riuscito a sollevare le sorti del povero Baricco che continua imperturbabile a farmi storcere il naso. Però devo dire che, sarà stata l’atmosfera (sole tiepido e nuvolone che nasconde il Vesuvio) tra tutti i libri che non mi sono piaciuti di Baricco, questo è il migliore.

15 Gennaio, giorno 93: la più bella

 

Di bigliettini come questo ne ho a centinaia e questo dimostra che il sodalizio aforismi-cioccolato mi piace molto. Ma questo è in assoluto il più bello che abbia mai letto. Non avevo mai sentito parlare di Chesterton, così mi sono documentata e ho scoperto che era un uomo pingue e con la pettinatura di dubbio gusto e poi, ovviamente, che fu un prolifico scrittore, anche di aforismi.

Se volete avere una panoramica dei suoi scritti, il link è questo http://it.wikiquote.org/wiki/Gilbert_Keith_Chesterton

19 Dicembre, giorno 66: paura, eh?

 

“Il nome della rosa” è uno di quei libri che andrebbe letto almeno una volta nella vita. Io ho fatto di più, ho cominciato a leggerlo, ho smesso dopo qualche pagina, poi ho ricominciato dal principio e poi l’ho abbandonato al suo destino, definitivamente. Umberto Eco è un semiologo eccellente e i suoi libri sono narratologicamente perfetti ma (alcuni) davvero difficili da leggere. Il suo soffermarsi con smania pedantesca su ogni particolare, non dà alla narrazione né un senso di asfissia (come faceva Gadda) né un tono dissacrante (come faceva Marino) ma porta il lettore a fare un’unica cosa: chiudere il libro e riporlo sullo scaffale in attesa di tempi migliori. Eco, però, non l’ho abbandonato. Ho letto “La misteriosa fiamma della regina Loana” che ho travato un gioiellino e ho suggerito a mia sorella di regalarmi il libro della foto. Ha suscitato moltissime critiche, probabilmente previste data la natura antisemita, anti-illuminista e anti.rivoluzionaria del protagonista. Non ho ancora finito di leggerlo, quindi non do giudizi ma posso già dire che la struttura del romanzo, che si regge sull’equilibrio precario tra menzogna e verità legando saldamente le pagine illustrate alla maniera di un vecchio romanzo d’appendice, è assolutamente meravigliosa.