I viaggi itineranti hanno un fascino indiscusso e indiscutibile, bisogna ammetterlo. Dopo i 40 giorni del viaggio a Caponord, le settimane post-esami passate in giro per l’Italia e allo scoccare della seconda settimana di strade d’Irlanda, credo di aver trovato la dimensione di viaggio perfetta per me e per la mia fame di scoprire, osservare, fotografare. Ma i viaggi on the road non sono rilassanti, non lo sono per nulla, e diciamo anche questo. Perciò, a meno di una settimana dal ritorno nella Napoli infuocata dall’estate, abbiamo deciso di concederci tempo… Ebbene sì, tempo! cioè l’unica cosa che sembra sfuggirmi di mano quando viaggio come piace a me.
Abbiamo cominciato con una colazione lenta lenta nella sala da pranzo dei meravigliosi Browns: lei che friggeva in cucina e lui, che serviva ai tavoli, faceva passare il tempo dicendo agli ospiti: “Coffee will be ready in two Irish minutes, five normal minutes!” E io, impertinente: “two Irish minutes are sixty neapolitan minutes”… Applausi e risa si levarono da ogni tavolo, imbarazzata e in silenzio mi sedetti a finire il soda bread caldo appena uscito dalla padella.
Prima tappa del giorno: The Dark Edge, la foresta resa famosa dalla serie tv “Il trono di spade”, che io non ho mai visto ma di cui il mio fidanzato è un grande estimatore. In realtà, più che una foresta, è una stradina di campagna a cui si arriva con neppure troppa facilità (nel senso che non è segnata sulle mappe, né tantomeno era stata trovata dal navigatore) circondata da alberi che, complice il vento del Nord, si sono intrecciati a formare una poesia per gli occhi!
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Proprio alle spalle di quel meraviglioso tunnel verde c’era un campo di grano ancora da mietere, di libero accesso, senza sorveglianza. Un’occasione imperdibile per farmi circondare da quella bellezza, da quel profumo, da quella libertà…


Il classico tempo irlandese non si è smentito neppure quella volta. All’improvviso scrosci d’acqua ci hanno illuminato il cammino: sì perché in Irlanda, come in Norvegia, la pioggia non rende tutto cupo ma esalta quello che tocca… i profumi, i colori, i suoni… ogni cosa è ingigantita, ogni cosa sembra abbracciarti, renderti parte di quel momento di pura magia. Questo pensiero ci ha portato dritti dritti alla vecchia distilleria Bushmills, che dal 1608 produce il whiskey più famoso e bevuto d’Irlanda. La visita alla fabbrica è un’esperienza da non perdere, anche se accompagnati da una guida che comunica solo in inglese: abbiate fiducia nella capacità tutta italiana di capire tre o quattro parole, collegarle alle immagini e ricavarne il senso di tutto il discorso. E poi sarete letteralmente investiti da un profumo di malto buonissimo! meno buono il momento dell’assaggio di whiskey a fine visita, soprattutto per me che non sono la migliore amica dei super alcolici. 
Entrati nella distilleria con il diluvio, ne siamo usciti con il cielo sereno. Ne abbiamo approfittato per aggiungere un’altra tappa e terminare la giornata cenando sulla spiaggia di White Rocks, una distesa di sabbia bianca e sottile, inframmezzata da rocce nere di lava rappresa: uno scenario incantato, soprattutto perché da lì si gode una vista mozzafiato di tutta la Causeway Costal Route, con il castello di Dunluce e l’anfiteatro naturale della Giant’s Causeway. Il modo migliore per salutare il sole che calava piano piano nel mare gelido.


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