6 Agosto, giorno 288: Viaggio in Irlanda, da Ballycastle a Belfast

Sta per arrivare il momento in cui io e l’Irlanda che più amo (quella dei paesini di poche anime, delle tradizioni, del verde immenso) dovremmo dirci arrivederci. La giornata prevede il ritorno alla grande città e al suo caos: Belfast prima e Dublino il giorno successivo.

Fatto il pieno di calorie goduriose con l’ultima Full Irish Breakfast preparata in casa da una gentilissima signora (mi ha insegnato a preparare il caffè lungo più buono che abbia mai assaggiato) con tanto di cane isterico e pronto all’attacco, ci siamo diretti verso Fair Head, il capo fatato di nome e di fatto, con una magnifica vista sulla Scozia.

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Fair Head è uno di quei luoghi che, secondo me, conservano immutato il senso più profondo del viaggio in Irlanda: per raggiungerlo bisogna lasciare l’automobile nel paesino e poi proseguire a piedi lungo un sentiero non tracciato, tra due laghi, passeggiando tra pecore e mucche. Ecco, il punto è proprio questo; sei costretto a orientarti seguendo il profumo del mare e qualche impronta lasciata dai viaggiatori che si sono goduti il passaggio prima di te, osservato dagli occhi curiosi degli animali che sono abituati alla presenza docile e rispettosa dell’uomo. Due ore di cammino. Due ore di silenzio. La bellezza di quel luogo urlava a squarciagola, nessuno di noi aveva intenzione di disturbarla.

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Tornati alla macchina, ci siamo trovati nella situazione più frequente in Irlanda: imbottigliati nel traffico di un gregge di pecore. Il pastore alla guida ci chiese se andavamo di fretta, “nessuna fretta” risposi io: perché non abbracciare il concetto di tempo degli Irlandesi (che poi, non è tanto diverso da quello dei napoletani) e non vivermi quella scena straordinaria?

Sheep queue

Percorrendo la strada costiera che da Ballycastle porta a Belfast, ci siamo trovati ad attraversare sentieri affacciati sul mare e piccoli paesi di straordinaria poesia, assaporando e gustando tutto il sapore dell’Irlanda più vera, quel sapore che ti rende sempre affamata, quello che, ora lo so, non ti sazierà mai.

Siamo arrivati al Castello di Carrickfergus nel tardo pomeriggio. Le soste impreviste lungo il tragitto sono state tante, troppe, mai abbastanza. Il cielo era diventato scuro all’improvviso, buttando giù secchiate d’acqua gelida: avevo l’animo cupo in quel momento, il viaggio stava per finire e io non ero ancora pronta a ritornare a casa.